La mano morta che blocca la crescita verde

Affrontare il cambiamento climatico è una lotta globale e le regole del commercio internazionale in genere non consentono ai paesi in via di sviluppo di rompere con la vecchia ortodossia.

La mano morta che blocca la crescita verde

Come ha dimostrato l’esperienza con il COVID-19, gli approcci puramente basati sul mercato non sono stati sufficienti per affrontare una pandemia, né possono aiutare a contrastare la distruzione ambientale o il divario di ricchezza mondiale.

Ora il mondo ricco sta iniziando ad allontanarsi dall’ortodossia neoliberista della privatizzazione e della deregolamentazione. Ma finché i paesi in via di sviluppo (Pvs) rimarranno paralizzati dalle vecchie regole, faranno fatica a sviluppare i propri modelli economici e a plasmare i propri destini.

Laddove in precedenza i sostenitori occidentali del libero scambio condannavano l'uso del protezionismo e dei sussidi da parte della Cina per favorire settori strategici, ora queste pratiche sono in realtà usuali un po’ in tutte le economie avanzate.

Gli Stati Uniti, ad esempio, stanno pompando decine di miliardi di dollari nella produzione nazionale di veicoli elettrici e batterie attraverso l’Inflation Reduction Act, utilizzando lo Stato per stimolare investimenti e creazione di posti di lavoro nei settori verdi. Ma affrontare il cambiamento climatico è una lotta globale e le regole del commercio internazionale in genere non consentono ai Pvs di potenziare le proprie industrie. Ad esempio, l’Indonesia, leader mondiale nel nichel, un metallo essenziale nelle batterie dei veicoli elettrici, è stata punita dall’Organizzazione mondiale del commercio per aver di fatto perseguito una strategia industriale.

Pertanto, mentre le prescrizioni politiche neoliberiste sembrano cadere in disgrazia nelle economie sviluppate, vengono riconfezionate in scatole verdi per quelle meno abbienti. I decisori politici nei paesi ad alto reddito possono contare su costose leve di politica industriale come incentivi fiscali e garanzie sui prestiti, mentre i Pvs non hanno questo lusso. Questi ultimi devono capire come creare posti di lavoro, ridurre le disuguaglianze e decarbonizzare le loro economie, il tutto con un set di strumenti e capacità tecnologiche molto più limitati.

Inoltre, i paesi più ricchi stanno spingendo i Pvs a fare un salto verso le energie rinnovabili a un ritmo irrealistico. I primi non riescono a riconoscere la necessità dei Pvs di poter disporre di un uso limitato di combustibili fossili nel breve termine e il fatto che alcune inique regole commerciali stanno limitando l’accesso dei paesi più poveri a tecnologie verdi accessibili e capitale a basso costo.

Tali doppi standard sono indicativi degli stessi squilibri di potere osservati negli ultimi anni quando i paesi più ricchi hanno accumulato vaccini, tagliato i budget degli aiuti e non sono riusciti a mantenere le promesse passate sul finanziamento della mitigazione del cambiamento climatico.

Questa ipocrisia non è passata inosservata. Populisti autoritari come l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il presidente argentino Javier Milei e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan hanno tutti promosso la narrazione secondo cui le politiche climatiche indeboliscono la crescita economica. Ciò può essere vero in molti casi, ma solo a causa dei compromessi imposti dalle politiche neoliberiste.

Se i paesi in via di sviluppo potessero definire le proprie politiche, gli investimenti climatici stimolerebbero la creazione di posti di lavoro e una crescita inclusiva. I governi a cui viene chiesto di rendere più verdi le proprie economie hanno bisogno di finanziamenti flessibili a tassi agevolati.

Il declino del neoliberismo offre alle economie in via di sviluppo ed emergenti la possibilità di cooperare alla progettazione di un nuovo paradigma. Ideando modelli che colleghino le strategie verdi allo sviluppo socioeconomico e tenendo conto del fatto che, proprio come ci sono diversi tipi di capitalismo, ci sono diversi percorsi possibili verso lo sviluppo verde.

Fonte
quotedbusiness.com è una testata indipendente nata nel 2018 che guarda in particolare all'economia internazionale. Ma la libera informazione ha un costo, che non è sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità. Se apprezzi i nostri contenuti, il tuo aiuto, anche piccolo e senza vincolo, contribuirà a garantire l'indipendenza di quotedbusiness.com e farà la differenza per un'informazione di qualità. 'qb' sei anche tu. Grazie per il supporto

Indicatori

Scopri la sezione Indicatori

(opzionale)
Paesi
www.quotedbusiness.com