
Secondo molti statunitensi e tedeschi i prodotti cinesi godrebbero di più bassi costi di produzione grazie a sovvenzioni statali e la Cina avrebbe oggi un eccesso di capacità industriale per avere sovrainvestito in alcuni settori, come i veicoli elettrici, i pannelli e le batterie solari, ben oltre le possibilità di assorbimento del suo mercato interno, per poter così inondare i mercati globali con beni più competitivi perché sovvenzionati dallo Stato.
Per i cinesi, tali affermazioni sulla capacità in eccesso sono prive di fondamento: ritengono che l’ascesa della Cina è stata guidata, tra gli altri fattori, dall’innovazione e da catene di forniture più efficiente che hanno reso il suo sistema di produzione più competitivo.
Ad esempio, la vera questione non è che la Cina produca troppe automobili elettriche per la domanda interna, ma che diventi troppo competitiva e dunque produca vetture migliori a prezzi minori. Nel 2023, la Cina è diventata il più grande esportatore di automobili al mondo, superando il Giappone. Questo momento storico ha segnato la fine di decenni di dominio dei gruppi europei, americani, giapponesi e sudcoreani.
I numeri, anche in questo caso, parlano chiaro. Negli ultimi 20 anni la quota nella produzione di automobili è diminuita dal 30% al 13% in Europa e dal 15% al 3% negli Usa, mentre in Cina è passata dall’1% al 39%.