L’Ue è entrata in una fase di crescita calante, mentre il Pil dell’Italia si è fermato, tanto da spingere l’Istat a parlare di “economia stagnante”. E lo spread resta pericolosamente alto. Ma la giornata del 30 ottobre si è chiusa ancora peggio.
La Commissione europea ha inviato una nuova lettera al governo italiano. La “vulnerabilità cruciale” per Bruxelles resta il debito italiano, che rende le scelte espansive dell’esecutivo giallo-verde “incompatibili” con il rispetto delle regole Ue. Ma soprattutto ipotecano “spese più produttive a beneficio dei propri cittadini”. Oltre ad essere "fonte di preoccupazione" per l'eurozona.
Roma ha ora due settimane di tempo (entro il 13 novembre) per rispondere e fornire spiegazioni sulle ragioni della propria strategia.
La montagna del debito da una parte, il Pil dall’altra. Gli ultimi dati Istat fotografano un Paese che dopo tre anni smette di crescere e rendono più difficile immaginare di riuscire a centrare gli obiettivi di finanza pubblica, che fissano il Pil nel 2018 all’1,2% e nel 2019 lo fanno salire all’1,5%.
Non la pensa così il governo. Il premier Giuseppe Conte, ma anche i due vicepremier, derubricano la notizia sostenendo che fosse attesa: "Lo avevamo previsto - ha spiegato il presidente del Consiglio dall’India - proprio per questo faremo una manovra espansiva". E scaricano la responsabilità sul passato e sugli avversari.
Analisi che per l’ex ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sono da classificare come "risibili": i dati sono "peggiori" delle aspettative, osserva, e questo senza dubbio lo si deve alla congiuntura internazionale ma anche al "governo gialloverde che si sta facendo male da solo".