Il Governo italiano ha inviato a Bruxelles "uno schema" con il nuovo quadro macroeconomico con il deficit al 2,04% e le misure della manovra. Lo rendono noto fonti del Mef, spiegando che ora si aspetta la valutazione della Commissione e che ci sono stati contatti telefonici tra il ministro dell'economia, Giovanni Tria, e il commissario Ue Pierre Moscovici e il vicepresidente Valdis Dombrovskis. L'obiettivo è quello di finalizzare quanto prima l'accordo. Sul fronte interno, il viceministro dell'economia, Massimo Garavaglia, ritiene "ragionevole" che la manovra arrivi in Aula al Senato venerdì.
Intanto da Bruxelles filtrano indiscrezioni secondo le quali la Commissione potrebbe decidere di rinviare l’esame della legge di bilancio italiana a gennaio, anziché mercoledì 19 dicembre, ultima riunione prima della pausa natalizia.
Tuttavia, le coperture per arrivare a una revisione al ribasso del rapporto deficit/Pil (che passa dal 2,4 al 2,04%) già ci sono e i 3 miliardi necessari sono stati reperiti dal Mef "nelle pieghe del bilancio". La quadra è stata trovata durante il vertice di domenica sera a Palazzo Chigi tra Conte, Di Maio, Salvini, Fraccaro, Tria, Garavaglia e Castelli, ma la Commissione Europea chiede dettagli sulla effettiva praticabilità dei tagli presentati dall'esecutivo italiano. Il timore è che siano insufficienti a garantire il rispetto anche minimo del principio di una riduzione del rapporto deficit/Pil in termini strutturali.
I due cambiamenti principali riguardano reddito di cittadinanza e pensioni, i cavalli di battaglia rispettivamente di Cinquestelle e Lega.
Nel 2019 saranno destinati al reddito di cittadinanza 7,1 miliardi - di cui uno riservato ai centri per l’impiego - (e non 9 come inizialmente previsto) e i beneficiari saranno 5 milioni. Il provvedimento dovrebbe partire a fine marzo 2019 e sarà quindi finanziato per 9 mesi anziché 12 e nel 2020 e 2021 non sarà più necessario il miliardo all’anno per i centri per l’impiego, ma soltanto 300 milioni per pagare gli stipendi ai nuovi assunti. Di qui il ricalcolo che vede il costo della norma scendere a circa 8,1 miliardi.
Palazzo Chigi rivede al ribasso anche "quota 100", con una sforbiciata di 2 miliadi: il costo scende da 6,7 miliardi a 4,7 miliardi. Si stima che le richieste di ritiro dal lavoro con "quota 100" non saranno superiori all’85%, di qui il risparmio. È previsto che la misura nel 2020 varrà 8 miliardi e 7 nel 2021.
Di ritirata in ritirata, la legge di bilancio del "popolo" si sta adeguando ai diktat dell'Ue. Ma non è ciò che Salvini e Di Maio avevano promesso.