Il nuovo presidente dell'Antitrust, Roberto Rustichelli, punta l'indice contro quelli che definisce veri e propri "paradisi fiscali". Contesta gli accordi fiscali tra i colossi economici globali e alcuni Paesi, spesso "segreti" e poco trasparenti. E fa nomi e cognomi: Regno Unito, Olanda e Lussemburgo.
Le loro tassazioni, certo più favorevoli, rappresentano un richiamo fortissimo per le multinazionali "più astute" che si insediano laddove il Fisco è più benevolo. Tutto questo però falsa la concorrenza, perché – secondo Rustichelli - "drena risorse dalle economie dove il valore è effettivamente prodotto; riduce nel complesso la capacità della collettività di raccogliere risorse; impedendo infine una tassazione più equa dei profitti delle imprese".
Questo gioco non è a costo zero. Il presidente dell'Antitrust stima perdite fiscali per 500 miliardi a livello globale, a cascata un danno per l'Italia nell'ordine dei 5-8 mld di entrate ogni anno. Fino al paradosso che un piccolo Paese come il Lussemburgo riesce a raccogliere "imposte sulle società pari al 4,5% del Pil a fronte del 2% dell'Italia. Anche l'Irlanda fa meglio del nostro Paese nonostante un'aliquota particolarmente bassa".
E il danno si riverbera - con effetto domino - anche sulle imprese italiane afflitte da un grave "svantaggio competitivo". Per non parlare del danno ai cittadini.