Quasi l'8% del debito pubblico russo è detenuto da investitori e organizzazioni con sede negli Stati Uniti. Lo rivela l’agenzia di rating Acra, che stima, in termini assoluti, la quota di debito della Federazione posseduta dagli statunitensi pari a 10,7 miliardi di dollari.
Una nuova legge introdotta da Washington a fine luglio, tuttavia, mira a bloccare le operazioni denominate in dollari da parte delle banche russe e quelle degli investitori statunitensi rispetto al debito sovrano di Mosca.
Questo intervento legislativo ha fatto, però, aumentare il timore tra i banchieri americani rispetto al fatto che le possibili sanzioni statunitensi contro il debito pubblico della Russia possano rivelarsi un boomerang.
Al contrario, il ministero delle Finanze russo ha spiegato che gli investitori domestici saranno sufficienti per continuare a finanziare il debito della Federazione. In effetti, oltre alle banche russe, anche i fondi pensione stanno aumentando gli investimenti in titoli del debito nazionale. In tal modo, secondo il governo di Mosca, sarà possibile mitigare l'impatto di eventuali nuove sanzioni.
Al contempo, la Russia ha invece mantenuto intatta a giugno la quantità di buoni del tesoro statunitensi pari a 14,9 miliardi (segnando solo un lieve incremento: +5 mln rispetto al mese precedente). A maggio, invece, Mosca si era affrettata a vendere una parte significativa dei titoli Usa, circa 33,8 mld, uscendo dal club dei principali detentori del debito di Washington.
La Cina resta il principale possessore di buoni del tesoro statunitensi con 1,17 trilioni, seguita dal Giappone con oltre 1,03 trilioni.