Una volta era comune sentire che il miglior modo di integrarsi nella società era l’essere occupati, nel senso di svolgere un mestiere. Oggi il contesto è cambiato e mediamente il lavoro non è più vissuto come uno strumento per qualificarsi e elevarsi a livello sociale. Ma per qualcuno resta la via verso una nuova vita.
La seconda chance per chi sconta una pena in carcere, infatti, passa anche da un nuovo impiego in azienda. Il campo delle possibilità varia dall’edilizia all’agricoltura, dalla falegnameria alla panetteria, dai call center e alle telecomunicazioni. Fenomeno, quest’ultimo, che in Italia assicura lo stipendio a oltre duemila carcerati ma che in prospettiva potrebbe raddoppiare.
Su un totale di 54.841 detenuti, i lavoranti sono complessivamente (il dato è al 30 giugno 2022) 18.654. Di questi 16.181 sono alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, mentre i lavoranti non alle dipendenze dell’amministrazione sono 2.471.
Secondo una stima del ministero della Giustizia, i detenuti potenzialmente pronti per un nuovo lavoro anche all’esterno del carcere sono oltre 2.300.