I dati sono quel che sono. Quelli attivati nel 2023 in Italia sono stati per l’82,8% rapporti di lavoro precari. Senza considerare altre forme anomale di ingresso nel mercato del lavoro, quali i tirocini extracurriculari e molte partite Iva fittizie che nascondono rapporti di lavoro subordinati. In più, c’è il problema del lavoro nero e irregolare che ha riguardato tre milioni di persone.
Una situazione di incertezza confermata anche dai dati Eurostat: nel 2023 l’Italia è risultata ultima in Europa sia per tasso di occupazione, con il 61,5% a fronte di una media europea del 70,4%, sia per tasso di occupazione femminile, con un 52,5% rispetto a una media del 65,7%.
Altissima è l’occupazione temporanea giovanile: anche qui abbiamo un record negativo piazzandoci al secondo posto di questa classifica inversa (con il 43,2%). La più virtuosa, invece, è la Lituania con solo il 4,2% di occupazione a termine.
E il problema della precarietà emerge anche dalle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro: il 34,4% dei rapporti di lavoro cessati nel 2023 ha avuto una durata non superiore al mese.
Giovani, precari, e anche tendenzialmente poveri. Partendo da altri dati Inps, infatti, emerge che la retribuzione pro capite media dei tre milioni e mezzo di dipendenti under 30 di aziende private è stata pari a 13mila euro.