Il presidente di Haiti, Jovenel Moise, 53 anni, al potere dal febbraio 2017, è stato assassinato. La notizia è stata confermata dal primo ministro ad interim. Moise è stato ucciso nella sua abitazione da un commando formato da “elementi stranieri”, ha detto il primo ministro uscente Claude Joseph, aggiungendo che da questo momento ha assunto egli stesso le redini del Paese.
Il premier ha invitato alla calma la popolazione e assicurato che la polizia e l’esercito manterranno l’ordine. La moglie del presidente è rimasta gravemente ferita nell’attacco.
Il mandato di Moïse è stato complesso, in quanto ha dovuto affrontare accuse di corruzione ed è stato contestato da ondate di proteste antigovernative spesso violente che chiedevano le sue dimissioni.
Lo scorso 7 febbraio, il giorno in cui secondo l’opposizione il suo mandato avrebbe dovuto concludersi, Moise aveva spiegato che era appena stato “sventato un colpo di stato per rovesciare il suo governo e assassinarlo”.
L’instabilità cronica, le dittature e le catastrofi naturali fanno di Haiti, che conta 11,2 milioni di abitanti, uno dei paesi più poveri dell’America latina. Nel 2004 fu istituita una forza di pace delle Nazioni Unite, poi ritiratasi nel 2017, per contribuire a stabilizzare il paese. Un terremoto nel 2010 uccise più di 200.000 persone e causò ingenti danni alle infrastrutture e all’economia.