Il primo ministro haitiano Ariel Henry, contestato e indebolito dalle violenze delle bande criminali, si è dimesso l’11 marzo. “Prendiamo atto delle dimissioni del primo ministro Ariel Henry”, ha affermato Irfaan Ali, presidente della Guyana e della Comunità caraibica (Caricom), dopo un vertice in Giamaica sulla crisi ad Haiti, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle Nazioni Unite e di alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti.
Ali ha aggiunto che è stato trovato un “accordo di principio per garantire una transizione pacifica, ripristinare la sicurezza e organizzare le elezioni”. Bloccato nel territorio statunitense di Puerto Rico dopo che gli era stato impedito di tornare ad Haiti, Henry non ha partecipato direttamente al vertice.
Antony Blinken, anche lui presente in Giamaica, ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno ad Haiti 133 milioni di dollari aggiuntivi: cento per la sicurezza e trentatré per gli aiuti umanitari.
Priva di un presidente e di un parlamento (l’ultimo capo dello stato Jovenel Moïse è stato assassinato nel 2021), Haiti non ha più tenuto elezioni dal 2016. Henry, nominato da Moïse, avrebbe dovuto lasciare l’incarico all’inizio di febbraio.
Nelle ultime settimane le bande criminali che controllano la maggior parte di Port-au-Prince e le strade che conducono al resto del paese hanno attaccato vari siti strategici, tra cui il palazzo presidenziale, le stazioni di polizia e alcune prigioni, da cui sono evasi migliaia di detenuti.