La Commissione europea ha pubblicato il contratto siglato con AstraZeneca per la fornitura del vaccino contro il Covid-19 (lo trovate in allegato a questo articolo). “È chiarissimo e contiene ordini vincolanti”, secondo la presidente della Commissione europea.
Per Ursula von der Leyen - che continua a chiedere spiegazioni sui ritardi nelle consegne - gli elementi del contratto erano e restano limpidi: “Erano previste quantità da consegnare a dicembre e nei primi tre trimestri del 2021 e sono citati quattro siti di produzione, due dei quali in Gran Bretagna”.
E per l’Italia il quadro è ancora più grigio. Dopo Pfizer e Astrazeneca, anche “Moderna ci ha appena informato che per la settimana del 9 febbraio delle previste 166 mila dosi ne consegnerà 132 mila, il 20% in meno” - ha spiegato il commissario straordinario per l’emergenza, Domenico Arcuri -. Ci mancano almeno 300 mila dosi di vaccino”.
Cosa sta succedendo? Dove sono finite le dosi non consegnate? Ad oggi non è dato saperlo con certezza. La dinamica dei fatti sembra tuttavia piuttosto evidente. Nelle ultime settimane la nuova amministrazione statunitense ha invertito la rotta sul Covid rispetto a quella precedente guidata da Trump. Come è noto, l’obiettivo di Biden è vaccinare il maggior numero possibile di cittadini nel più breve tempo possibile. Per riuscirci ha dovuto rinegoziare i contratti siglati dal suo predecessore principalmente con i due colossi, statunitensi appunto, Pfizer e Moderna, che con molta probabilità avranno ceduto difronte alle pressioni della Casa Bianca.
Della serie: ‘A pensar male si fa peccato, ma spesso ci s’azzecca’. Occorre poi considerare che alcuni paesi, tra i quali Israele, hanno candidamente ammesso di aver pagato un prezzo ‘maggiore’ rispetto ad altri acquirenti per i sieri anti-Covid. D’altronde sono imprese private e come tali sono tenute ‘soltanto’ al rispetto dei contratti. Non ha molto senso attendersi o peggio dare per scontato gesti di solidarietà.
Contratto_AstraZeneca_Ue.pdf