È di circa 375 milioni di euro il conto che le casse dello Stato italiano pagano idealmente e per il momento in questo 2022 iniziato nel segno della burrasca su molti fronti.
A tanto ammonta infatti l’extra-costo che il Tesoro si troverà idealmente a pagare in ciascuno dei prossimi anni per finanziare i quasi 80 miliardi di titoli di Stato a medio-lungo termine (e gli oltre 37 miliardi di BoT) emessi in questi primi tre mesi a un tasso medio dello 0,42%, livello ben superiore al recente passato: è quadruplicato rispetto al 2021. E la tendenza crescente potrebbe continuare.
Tassi di interesse e inflazione rappresentano un mix che rivela le due facce della stessa medaglia. L’inflazione che mette a dura prova i bilanci di imprese e famiglie in Italia, così come nel resto d’Europa, rivela infatti anche un risvolto meno negativo.
Dopo anni di cedole magre è arrivato anche per i BTp Italia il momento di passare all’incasso, complice proprio il caro-prezzi che attanaglia il Paese e al quale sono indicizzati i pagamenti periodici di uno strumento ideato dal Tesoro pensando proprio ai risparmiatori e a come proteggere il loro potere d’acquisto. Ad aprile i titoli indicizzati matureranno pagamenti attorno al 4% del valore sottoscritto.
BTp e BoT: che cosa sono?
Si tratta di titoli di Stato, ovvero titoli obbligazionari che rappresentano il debito pubblico di quell’economia di riferimento. In genere quando si emettono titoli come BTP e BOT si vogliono soddisfare le esigenze di spesa del Paese. Tuttavia, non tutti i titoli emessi sono uguali. Il principale fattore di differenziazione fra i titoli di Stato è data molto banalmente da due fattori: la scadenza delle obbligazioni, e l’ammontare e il numero di cedole.