Il governatore della Banca centrale tedesca Jens Weidmann è uscito allo scoperto, rendendo pubblica la posizione contraria tenuta nell’ultima riunione della Bce, quella che ha di fatto garantito che i tassi resteranno bassi ancora a lungo affinando le indicazioni prospettiche (le cosiddette ‘forward guidance’) in base all’esito della revisione strategica che ha posto un obiettivo di inflazione al 2%. Christine Lagarde, la presidente della Bce, ha riconosciuto che la decisione del 22 luglio non era giunta all’unanimità. Sono stati Germania e Belgio ad assumere la posizione da falchi.
Il capo della Bundesbank Jens Weidmann ha spiegato – in un’intervista rilasciata a ‘Frankfurter Allgemeine’ - che tenere i tassi di interesse bassi troppo a lungo è rischioso e l’inflazione potrebbe raggiungere, in Germania, il 5% entro fine anno. Weidmann ha riconosciuto come l’aumento dei prezzi sia temporaneo: “I tassi di inflazione diminuiranno quindi sicuramente di nuovo in modo significativo nel prossimo corso”. E ha poi aggiunto: “Ma il percorso futuro è incerto”.
Fra le preoccupazioni del governatore alcuni fattori che potrebbero “rivelarsi più persistenti”, come i colli di bottiglia nell’offerta dei semiconduttori, e altri come gli obiettivi climatici, con la lotta alle emissioni che “farà aumentare i prezzi dell’energia per molti anni”.