“Ripartono le lamentazioni sui complotti e la richiesta che la Bce non smetta di acquistare titoli italiani”, accusa Lorenzo Bini Smaghi, che del board della Bce ha fatto parte fino al 2011. “Il messaggio che percepiscono gli investitori, ai quali si chiede di comprare titoli italiani, è che non c’è intenzione di affrontare i problemi strutturali. Perciò considerano l’Italia più rischiosa”. Poi Bini Smaghi dice la sua su altri temi caldi.
Debito, occasione persa? “L’Italia non ha usato il tesoretto dei bassi tassi accumulato dal 2015 con il Qe per aumentare gli investimenti e ridurre il debito, al contrario di altri: ora è in una situazione più difficile”.
Complotto contro l’Italia? “Questa reazione, diffusa in una certa parte della classe politica, dimostra la fragilità di questa e scarsa capacità di analisi. Negli ultimi tre mesi sono saliti i tassi ovunque, in Germania di 120 punti base, in Francia di 140: i Btp sono saliti di più, 200 punti, perché sono considerati più rischiosi. Ma se c’è un complotto dovrebbe esserci contro tutti. Compresa l’America, dove pure i tassi sono saliti”.
Quello della Bce è un intervento tardivo? “Le banche centrali hanno sottostimato la dinamica dell’inflazione. Ma ora hanno reagito e i mercati si stanno aggiustando. Se la stretta fosse arrivata prima, la Bce sarebbe stata criticata per non aver aspettato segnali più concreti. Ora la critica è per ragioni opposte: non doveva alzare i tassi visto che l’inflazione è in larga parte importata. Si dimentica che pur con gli aumenti, i tassi reali restano negativi”.
Il piano anti-spread è fattibile? “Non so di cosa parlino”.