Le attività finanziarie “sostenibili” sono al centro dell'attenzione in quest'epoca sempre più attenta agli obiettivi climatici globali, soprattutto dopo l'accordo di Parigi del 2015: la necessità di un unico standard normativo per certificare la qualità ambientale delle attività finanziarie è una questione chiave per la strategia di finanza sostenibile dell'Unione Europea.
Ma chi certifica la “sostenibilità” dei green bonds, le cosiddette obbligazioni verdi? La questione è complessa: in Europa ci sono 17 fondi obbligazionari verdi e la base di investitori si sta espandendo. Nel 2017 il totale delle obbligazioni verdi pubbliche e private è stato di 120 miliardi di dollari, una piccola frazione rispetto all'emissione globale di obbligazioni pari a circa 21 trilioni di dollari. Ma quello dei green bonds è un settore in forte crescita nell'ultimo triennio, per questo la nuova sfida è certificare la reputazione di chi emette questo tipo di obbligazioni: il pericolo greenwashing, con un'etichettatura verde di comodo, va scongiurato e la creazione di uno standard comune credibile e riconosciuto appare necessario.
L'introduzione di uno standard comune ridurrebbe i costi di due diligence rispetto a un sistema basato sull'autocertificazione e valutazioni da parte dei singoli gestori patrimoniali: la questione centrale per il mercato dei capitali dell'Ue è chi dovrebbe stabilire questo standard. Una norma Ue potrebbe promuovere la trasparenza, la dimensione e la liquidità nel mercato delle attività finanziarie sostenibili. Il “verde” dei progetti è un concetto fluido: finora la certificazione è stata guidata dall'industria e gli standard privati differiscono tra loro. La Commissione, in vista della creazione di uno standard unico sui green bonds, dovrà tenere conto della complessità e del dinamismo nel settore.