“Il problema è che bisogna capire cosa succede quando si esce dalle misure di sostegno pubblico. Noi stiamo continuando a dire, a livello di banchieri centrali, ai responsabili della finanza pubblica: mi raccomando l’uscita sia graduale, sia progressiva, non sia improvvisa e definitiva. Tuttavia la controparte è il crescere dei debiti pubblici. Per poter contenere quella, nel frattempo ciò che mettete nell’economia fate in modo che generi capacità di reddito, di crescita e di occupazione. È un esercizio molto complicato e non so se il presidente del Consiglio incaricato avrà la bacchetta magica per risolvere il problema.” È quanto ha sottolineato Ignazio Visco.
Crediti deteriorati
Secondo il numero uno di Via Nazionale, “i bilanci bancari non hanno ancora risentito in misura significativa della crisi pandemica”. E i dati lo dimostrano perché, ha spiegato, “il rapporto tra nuovi Npl e totale dei prestiti è sinora rimasto su valori storicamente molto bassi, attorno all’1%, contro picchi attorno al 6% registrati nel 2009 e nel 2013, e valori medi attorno al 2% nel biennio 2006-7”. Visco ha comunque assicurato che le stime della Banca d’Italia sulla crescita dei crediti deteriorati, fatte sulla base di scenari macroeconomci e delle probabilità settoriali, sono inferiori a quelle della Bce e al di sotto dei 100 miliardi. Il governatore ha ricordato che la stima complessiva di 1.400 mld per le banche europee va ridotta a 900 mld per tenere conto dello stock esistente. L’Italia pesa per il 25%.
La banca è un bene pubblico
Parlando infine dei fallimenti bancari, Visco ha difeso l’idea della banca come “bene pubblico”. “L’idea che una banca in crisi non è un bene pubblico non mi piace – ha spiegato -. Ho sempre detto che se una banca fallisce il giorno dopo fallisce quella accanto, se fallisce il supermercato non è detto che fallisca quello accanto, anzi, è probabile che qualcuno prenda il posto di quel supermercato.”