La Fed è a un passo dall’aumento dei tassi. Probabilmente a marzo

La Federal reserve lascia i tassi invariati tra 0 e 0,25%. Ma si dice pronta ad aumentare “presto” il costo ufficiale del credito visto che l’inflazione è 5,8%, il tasso di disoccupazione è sceso al 3,9% e i salari stanno crescendo al ritmo più elevato degli ultimi decenni.

La Fed è a un passo dall’aumento dei tassi. Probabilmente a marzo

Il messaggio non poteva essere più diretto. Il comunicato ufficiale della Federal reserve ha avvertito che “con un’inflazione molto al di sopra dell’obiettivo del 2% e un mercato del lavoro forte, il Comitato di politica monetaria si aspetta che sarà presto appropriato elevare il range per i Federal funds”, che al momento resta tra lo zero e lo 0,25%.

Gli acquisti di titoli saranno azzerati - è stato confermato - “all’inizio di marzo”. Nella riunione del 16 saranno quindi terminati e la stretta, che sarà lenta e graduale, potrà avere inizio “se le condizioni saranno appropriate”, ha detto il presidente Jerome Powell.

A dicembre, sempre nel comunicato ufficiale, la Fed aveva semplicemente parlato di un’inflazione che aveva “superato l’obiettivo del 2% per qualche tempo” - Powell ha riconosciuto che da allora la situazione «è un po’ peggiorata» - e non aveva fatto riferimento all’occupazione. L’indicazione del “mercato del lavoro forte” (il tasso di disoccupazione è ora al 3,9%) è allora la frase chiave, quella necessaria perché la Fed potesse dare il via al rialzo dei tassi.

Invariata invece la diagnosi dell’economia. Pur ripetendo che le prospettive dipendono dall’andamento della pandemia, la Fed ritiene ancora che “gli indicatori dell’attività economica hanno continuato a rafforzarsi”, e anche i “settori più duramente colpiti dalla pandemia sono migliorati”, malgrado la nuova ondata di contagi. Soprattutto, “l’aumento dei posti di lavoro è stata notevole nei recenti mesi e il tasso di disoccupazione è sceso notevolmente”.

L’economia - è la conclusione – “non ha più bisogno di sostenuti e alti livelli di accomodamento monetario”. Ma la stretta sarà graduale. “Penso che ci sia spazio per alzare i tassi senza minacciare il mercato del lavoro”, ha spiegato Powell. Anche perché, ha aggiunto, altri fattori in gioco potrebbero raffreddare i prezzi: le strozzature dell’offerta dovrebbero ridursi, anche se i tempi sono incerti, mentre “la politica fiscale sosterrà meno la crescita, quest’anno”, l’impulso potrebbe addirittura essere negativo. Il rialzo ha soprattutto lo scopo, allora, di evitare che l’inflazione non diventi troppo “radicata” nelle aspettative, sui prezzi e sulle mosse della stessa Fed: “La politica monetaria - ha ricordato Powell - funziona in modo significativo attraverso le aspettative”.

Al di là delle aspettative, la stretta potrebbe ridurre la domanda dei consumatori e delle imprese, semplicemente perché prendere in prestito denaro sarà più costoso. Al contempo, tuttavia, una domanda più lenta potrebbe dare alle catene di approvvigionamento, che sono rimaste indietro durante la pandemia, spazio per recuperare il ritardo. Frenando la crescita degli occupati, inoltre, le mosse della Fed potrebbero anche limitare l’incremento dei salari – la cui risalita procede al ritmo più veloce degli ultimi decenni - che altrimenti potrebbe alimentare la galoppata dell’inflazione (arrivata a dicembre al 5,8%, ma si attende la conferma del dato ufficiale) qualora le imprese aumentassero i prezzi per coprire i costi del lavoro più elevati.

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