È vero che una soglia di salario minimo fissata per legge abbassa gli stipendi di chi sta sopra quel limite? L’evidenza empirica dimostra che in effetti non è così. Ad esempio, “in Francia e Germania il livello base ha spinto tutte le retribuzioni. Lo dimostrano studi consolidati”. A confermarlo a Repubblica è Andrea Garnero (Ocse) che aggiunge: “Il lavoro povero che il governo dice di voler tutelare in realtà viene favorito, tra voucher e contratti senza causali”.
Ciò non significa che sia ‘obbligatorio’ introdurre un salario minimo. Alcuni (pochi) Paesi europei non lo prevedono, tra questi Austria e Svezia, e il loro mercato del lavoro funziona bene lo stesso, sebbene ci siano in quei sistemi alcune peculiarità che rendono possibile questa situazione. Non è così altrove, come ad esempio in Italia.
È in tal senso errato sostenere che nel Bel Paese il salario minimo non serva perché oltre l’80 per cento dei lavoratori è coperto dalla contrattazione collettiva, che in realtà da oltre due decenni mostra ampi buchi per via dei mancati o ritardati rinnovi e della proliferazione dei contratti firmati da organizzazioni non rappresentative (i cosiddetti ‘contratti pirata’), come aveva precedentemente evidenziato lo stesso Garnero.