Le parole di Olaf Scholz hanno collocato senza mezzi termini la premier italiana “all’estrema destra dello spettro politico” e fuori da qualsiasi alleanza per il governo dell’Europa. Emmanuel Macron, sempre durante il vertice del G7 in Puglia, non ha mancato di far notare le proprie distanze in tema di diritti.
Tuttavia, la maggioranza-fotocopia della precedente, dai popolari ai verdi, non garantisce a Ursula von der Leyen la matematica certezza della rielezione in Parlamento. A Ursula servono probabilmente anche i voti di Fratelli d’Italia per liberarsi dal rischio dei franchi tiratori.
A questo punto Meloni è davanti a un bivio: aggregarsi a una coalizione Ursula, pur di strappare qualche casella di peso, oppure allearsi con Le Pen, sfidando Bruxelles e Washington?
La premier deve decidere come muoversi, sapendo di dover gestire in qualche modo il veto esplicito dei socialisti e liberali sul suo nome. Ma se le decisioni sui ruoli chiave venissero posticipate a dopo l’esito delle legislative francesi, allora in quel caso la premier avrebbe il vantaggio tattico di poter eventualmente sfruttare una vittoria di Le Pen per favorire soluzioni diverse alla guida della Commissione.