L’Ucraina ha lanciato nei giorni scorsi un appello per una “piena” adesione alla Nato come unica garanzia di sicurezza di fronte all'invasione russa. “Siamo convinti che l’unica vera garanzia di sicurezza per l’Ucraina, nonché un deterrente contro un’ulteriore aggressione russa contro l’Ucraina e altri Stati, sia la piena adesione dell’Ucraina alla Nato”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri di Kiev.
Senza appello la risposta russa: l’ingresso dell’Ucraina nella Nato sarebbe “inaccettabile” per Mosca, che lo considererebbe “un evento minaccioso”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dall’agenzia Ria Novosti. Un’ipotesi che non sembra affascinare neanche il nuovo segretario generale della Nato, l’olandese Mark Rutte: per lui aumentare il sostegno militare a Kiev in vista di eventuali colloqui di pace è più importante che discutere l’adesione. “La cosa più importante ora è assicurarsi che ogni volta che Zelensky deciderà di partecipare ai colloqui di pace, potrà farlo da una posizione di forza”, ha dichiarato Rutte.
Riepilogando: la Russia ha già occupato circa il 20% del territorio dell’Ucraina che a propria volta non è riuscita a respingere l’attacco, nonostante gli aiuti occidentali. Se Kiev entrasse nella Nato, senza aver lasciato alla Russia quei territori, l’Alleanza Atlantica dovrebbe intervenire automaticamente in difesa di un proprio alleato attaccato da un altro Paese. Opzione che trova però pochi sostenitori al momento, anche perché ci sarebbe pure il rischio di causare un possibile intervento diretto della Cina.
Nel caso in cui, invece, si raggiunga un accordo di pace che preveda ad esempio la cessione quantomeno di quei territori (di cui sopra) a Mosca, quel che resterebbe dell’Ucraina potrebbe funzionare da cuscinetto tra la Federazione (Putin peraltro non firmerebbe un accordo di pace che non escluda l’entrata di Kiev) e il perimetro della Nato. In entrambi i casi, ovvero con o senza cessione di territori, è poco realistico ad oggi immaginare che l’Ucraina diventi davvero un nuovo membro della Nato nel breve-medio periodo.
A ciò si aggiunga che, come noto, Washington e Berlino (che aveva da tempo con Mosca rapporti storici e proficui) non vedono di buon occhio l’ingresso di Kiev nell’Alleanza, anche perché si correrebbe sempre il rischio di dover intervenire da un momento all’altro in un’area che resterebbe geopoliticamente instabile. E, al contmepo, nessuno dei due paesi appare interessato a una qualche palese sconfitta della Russia. A dirla tutta, è lo stesso Rutte a voler spostare l’attenzione sulla possibile entrata dell’Ucraina quando sostiene che aumentare il sostegno militare a Kiev in vista di eventuali colloqui di pace è più importante che discutere l’adesione.
La prospettiva che si profila parla di territori ucraini ceduti alla Russia. E la promessa del non ingresso di Kiev nella Nato. Ma non erano le condizioni chieste da Putin per interrompere la guerra poco dopo il suo scoppio? E per cosa si sarebbe allora combattuto fino ad ora? Non è che il vero obiettivo occidentale di proseguire il conflitto non avesse come scopo reale il tentativo di tentare di dividere Mosca da Pechino?