Quando, dopo otto mesi dalle elezioni, aveva annunciato l'accordo sulla "grosse koalition", Angela Merkel era più che soddisfatta, anche perché era riuscita a formare un governo senza dover ricorrere al sostegno di Alternative fur Deutschland, il partito di destra. Ma il "problema" non è stato risolto alla radice ed è spuntato fuori di nuovo, in una forma diversa.
A sferrare l’attacco questa volta è stato l’alleato storico della Cdu, quella Csu di Baviera, dove sono fissate per ottobre le elezioni amministrative. I cristiano-sociali sono preoccupati di perdere la maggioranza assoluta nel loro feudo principale, il land bavarese appunto.
In ottica elettorale, un avvicinamento all'AfD è probabilmente più produttivo di un’alleanza con la Cdu di una Merkel giudicata decadente. Questa è una delle chiavi per interpretare la minaccia, poi rientrata, del ministro degli Interni tedesco, Horst Seehofe: “Respingimenti dei migranti o dimissioni”, aveva detto. Alla fine è stata trovata un’intesa o meglio ha vinto la Csu. I migranti saranno raccolti in zone di transito lungo i confini tedeschi e trasferiti nei paesi di prima accoglienza, ovvero Italia, Grecia e Spagna.
Ma quello raggiunto ieri da Angela Merkel è un equilibrio precario, molto precario, e ottenuto ad un prezzo che potrebbe rivelarsi fatale. Innanzitutto, resta piuttosto alto il rischio che la Csu lasci il governo. Anche se Angela Merkel sa di potersi giocare un jolly con i Verdi, che nei giorni scorsi avevano lasciato intendere di essere disponibili a valutare l’ingresso nel governo.
Resta, comunque, sul tavolo il problema dei migranti, che non è stato certo risolto, semplicemente spostato lungo i confini nazionali. Il cancelliere sa bene che Italia e Austria – con nessuno dei due paesi è stato fino ad ora raggiunto un accordo - accetteranno di riprendersi i migranti. Su questo il governo Conte venderà cara la pelle, quantomeno per un fatto di coerenza.
A quel punto Merkel sarà costretta a raggiungere un'intesa con i due paesi. Ma anche questo avrà un prezzo. E i nodi torneranno presto al pettine, aprendo - forse sì questa volta - la strada a una “grosse koalition” allargata ai Verdi o a nuove elezioni, scongiurate lo scorso anno per evitare una vittoria schiacciante dell'AfD. Ma quanto riuscirà ancora a rinviarle un governo che appare instabile e, sopratutto, privo di una spinta propulsiva che, eppure, sarebbe necessaria per salvare l’euro e l’Ue. E, per fortuna, l’ultimo vertice sui migranti è stato un successo per l’Italia.