... Vengo. Vengo e mi metto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: ‘Michele vieni con noi dai...’ e io: ‘andate, andate, vi raggiungo dopo...’. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci Nicola.” Ecco, in queste poche righe si potrebbe riassumere quanto avvenuto in questi giorni. Un teatrino della politica che allontana i cittadini e brucia tempo prezioso per il Paese.
Riepilogando: il Pd dice sì alla riforma del Mes. Anche a quello sanitario da 37 mld, anche se non tutti sono convinti. Il M5s, dopo molte incertezze, si è schierato per il ‘sì’ alla riforma e il ‘no’ al Mes sanitario. Forza Italia, possibile stampella di riserva del governo, è per il ‘no’ alla riforma e il ‘sì’ ai 37 mld. In questo frullatore di posizioni più o meno incoerenti, la realtà è che approvare la riforma del Mes senza poi usare i fondi è un’illusione.
Secondo gli economisti Brancaccio e Realfonzo, “il nuovo Mes dovrebbe anche aiutare la Bce ad abbandonare il ruolo di disciplinatore del mercato. Ciò condurrà a una risalita dei tassi mettendo in difficoltà gli Stati più fragili fino alla crisi finanziaria. Presto o tardi, questi paesi saranno costretti a chiedere l’attivazione del Mes”.
In tutto ciò sembra ancora sfuggire al nostro paese, e soprattutto alle forze politiche, l’importanza epocale del momento che stiamo attraversando. Il fiume di miliardi che arriverà dal Recovery Fund condizionerà l’economia (e non solo) dell’Italia per 10, forse 20, anni. E al di là di tante buone intenzioni, in concreto non si è visto ancora nulla. Il Recovery Plan può attendere.