Via libera al Decreto Semplificazioni. La soglia del subappalto sale al 50% e poi sparirà del tutto

‘quoted business’ rivolge due domande al presidente del Consiglio. Solleva più di qualche dubbio il decreto appena approvato dal governo

Via libera al Decreto Semplificazioni

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al Decreto Semplificazioni, un testo di 68 articoli contenente le norme sulla governance del Pnrr e sulle semplificazioni, dall’accelerazione delle procedure al trattamento dei rifiuti.

È stata scongiurata l’abolizione del codice degli appalti (strumento fondamentale per ridurre il rischio di abusi e irregolarità). È confermata la cancellazione del criterio del massimo ribasso (che avrebbe rischiato di continuare a perpetuare il circolo vizioso con sui spesso sono state realizzate le opere nel nostro paese) e la semplificazione delle norme sul superbonus. Viene inoltre imposta una soglia del 30% di assunzione di giovani under 36 e donne per le aziende che vogliano accedere ai bandi del piano. A fronte di queste ‘buone’ notizie emergono tuttavia alcuni dubbi.

Nel testo finale sono state riviste le regole sul subappalto con una nuova soglia innalzata al 50% fino al 31 ottobre che poi sparirà del tutto, ma con nuove garanzie per i lavoratori e sui controlli antimafia. E qui emerge il primo aspetto incomprensibile e il primo interrogativo che ‘quoted business’ rivolge al premier. Secondo le stime di Palazzo Chigi, quanti progetti potranno effettivamente partire entro il 31 ottobre? Considerando che i fondi del Recovery non arriveranno, se tutto va bene, prima della fine di luglio, appare quasi impossibile che una quota cospicua di bandi possa partire entro 3 mesi. E potrebbe stimolare alcune imprese ad attendere novembre per poter gestire i subappalti senza limitazioni.

C’è poi un altro aspetto che solleva alcune perplessità. Il decreto, oltre a vietare fino a ottobre l’affidamento a terzi dell’integrale esecuzione delle prestazioni o lavorazioni oggetto del contratto di appalto, prevede che al subappaltatore siano imposti gli stessi standard qualitativi e prestazionali previsti nel contratto di appalto e ai lavoratori il riconoscimento di un trattamento economico e normativo non inferiore a quello che avrebbe garantito il contraente principale. E qui sorge il secondo interrogativo: per quale motivo dovrebbe cedere in subappalto la realizzazione di un’opera senza di fatto guadagnarci? Da che mondo è mondo il subappalto può avere un senso (seppur malsano) laddove il contraente principale affida il lavoro a terzi guadagnandoci. Il rischio è che la norma sia comunque aggirata oppure che i lavori siano interamente affidati ai soliti noti ‘grandi gruppi’.

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