Il governo, tramite il ministro della Difesa, ha confermato l’intenzione di inviare nuove armi all’Ucraina. “L’Italia continuerà a fare la propria parte sulla base delle indicazioni decise dal Parlamento italiano. Da questo punto di vista, ci sarà un nuovo invio da parte italiana di equipaggiamenti militari, indispensabili per continuare il supporto alla resistenza ucraina”. È quanto ha spiegato Lorenzo Guerini.
Il nostro paese fa dunque un altro passo verso Kiev. Ma restano aperti una serie di interrogativi. “Siamo in guerra. Ma per quale vittoria? E se non lo sappiamo, come possiamo stabilire se avremo vinto o perso, quando mai finirà? Dopo due mesi di massacri, sarebbe utile provare a rispondere a queste domande. Il fatto che si tenda ad evitarle rivela le ambiguità che segnano il nostro modo di affrontare questo conflitto”. L’attacco frontale al governo proviene da Lucio Caracciolo.
“È infatti guerra strana la nostra, tanto è tragica la macelleria in Ucraina – prosegue il direttore di Limes -. Quando i russi hanno invaso il loro vicino occidentale, illudendosi di sfilare in parata a Kiev nel giro di pochi giorni, sapevano quel che volevano”. L’Italia sembra di no. E resta in attesa. “Dopo due mesi, attendiamo ancora una parola solenne e autorevole che spieghi a un paese in guerra che è in guerra – a suo modo. E che cosa significherà vincerla. O perderla”. È il commento finale di Caracciolo.