La storia di Internet risale ormai a qualche decennio fa: la posta elettronica esiste dagli anni ‘60 e la condivisione di file almeno dai ‘70. Ma è stata la creazione del World Wide Web nel 1989 a rivoluzionare la nostra storia della comunicazione.
L’inventore (del www) è lo scienziato britannico Tim Berners-Lee che ha creato un sistema per condividere informazioni attraverso una rete di computer. All’epoca lavorava per il laboratorio di fisica europeo CERN nelle Alpi svizzere.
All’epoca pochissimi computer al mondo erano connessi a una rete. Poi, la situazione ha iniziato a cambiare: nel 2000 quasi la metà della popolazione negli Stati Uniti accedeva alle informazioni tramite Internet. Ma nel resto del mondo era ai più ancora un perfetto sconosciuto.
Quindici anni dopo, nel 2016, i tre quarti (76 per cento) delle persone negli Stati Uniti avevano fatto accesso a Internet nei tre mesi precedenti la rilevazione; il 79 in Malesia; l’81 in Spagna e Singapore; l’86 in Francia; il 93 in Corea del Sud e Giappone; il 97 in Danimarca e Norvegia, e il 98 in Islanda.
All’estremo opposto, ci sono ancora Paesi in cui quasi nulla è cambiato dal 1990. Negli Stati più poveri – tra cui Eritrea, Somalia, Guinea-Bissau, Repubblica Centrafricana, Niger e Madagascar – meno del 5 per cento della popolazione è online. E in fondo c’è la Corea del Nord, dove il regime attivo nel Paese limita l’accesso alla rete intranet nordcoreana Kwangmyong e l’accesso all’Internet globale è concesso solo a una piccolissima élite.
Ma la tendenza generale a livello globale è tuttavia chiara: di anno in anno, un numero sempre maggiore di persone è online. È altrettanto vero che circa la metà della popolazione mondiale, ad oggi, non accede alla rete. Un dato che rivela come la storia di Internet sia solo agli inizi.