La preparazione di un substrato chimicamente e fisicamente fertile per la crescita di piante a uso alimentare, destinate alle missioni a lungo termine con equipaggio su Marte, è oggi una delle principali sfide della ricerca scientifica in campo spaziale. La produzione di cibo fresco è di fondamentale importanza per garantire l’autonomia e la sopravvivenza degli equipaggi.
Per trasformare la regolite (da intendersi come una roccia amminutata, cioè che cede alla pressione, composta da polvere e pietra) in un substrato idoneo alla crescita delle piante si potrebbe aggiungere un materiale organico compostato, derivante dai rifiuti organici dell’equipaggio e dagli scarti vegetali. Questo consentirebbe di fornire nutrienti alle piante, assenti nella regolite, e di favorire la formazione della struttura del “suolo”, con la sua rete di pori, adatti a ospitare acqua e aria, elementi indispensabili per lo sviluppo delle radici.
Considerando che la regolite marziana non è disponibile sulla Terra, le analisi scientifiche spaziali sono condotte su simulanti di regolite, che tendono a replicare le proprietà mineralogiche, fisiche e chimiche delle regoliti extraterrestri analizzate durante le missioni spaziali. Gli studi dell’Università di Napoli Federico II hanno mostrato che l’aggiunta del compost al simulante MMS-1 ha mitigato la sua alcalinità e ha incrementato il contenuto di nutrienti biodisponibili e di sostanza organica. Entrambe le varietà di lattuga testate sono cresciute su tutte le miscele per un periodo di diciannove giorni.
Ma c’è ancora molto da scoprire: come produrre il compost durante le missioni spaziali? I simulanti sono davvero rappresentativi della regolite presente sulla superficie di Marte? Quale effetto determinano la gravità e le condizioni ambientali extraterrestri sulla crescita delle piante?