I progetti imprenditoriali provenienti dalla ricerca scientifica sono fondamentali per affrontare le numerose sfide globali. Tuttavia, rispetto ad altre attività, soffrono di un divario di finanziamento significativo, legato alla loro natura ad alto rischio, ai tempi lunghi di sviluppo e all’incertezza tecnica. I tradizionali investitori di venture capital e private equity non scelgono, infatti, programmi che non hanno ancora raggiunto un certo grado di maturità. Il fenomeno che ne deriva è noto come “Death Valley”.
La maturità tecnologica di un progetto si può misurare attraverso il technology readiness level (Trl), una metodologia utilizzata da vari enti americani ed europei e basata su una scala di valori da 1 a 9, dove 1 è il più basso (definizione dei principi base) e 9 il più alto (sistema già utilizzato in ambiente operativo).
Secondo le stime della European Investment Bank, considerando ad esempio le tecnologie green, il divario di finanziamento tra progetti in fase avanzata e progetti che si trovano ancora alle fasi iniziali di ricerca – nei Trl 1-4 – è di 15 miliardi di euro l’anno. La preferenza degli investitori per progetti prossimi alla commercializzazione appare dunque un ostacolo all’innovazione necessaria per affrontare le sfide Esg (Environmental, Social, and Governance).
Per capire meglio le strategie del venture capital conviene guardare agli Stati Uniti, dove circa il 70% dei fondi venture capital è destinato a start up in fasi avanzate con un mercato già consolidato, mentre per i progetti con Trl basso l’accesso ai capitali privati è molto limitato.
Proprio queste distorsioni sottolineano l’urgenza di sviluppare protocolli e metriche più idonei per valutare l’efficacia dei progetti di innovazione, specialmente quando finanziati, direttamente o indirettamente, con fondi pubblici.
Emergono, così, i limiti di un sistema di finanziamento orientato prevalentemente alla commercializzazione rapida, a scapito di innovazioni più radicali e di lungo termine che potrebbero avere un impatto significativo sulla società.
Ciò sottolinea l’urgenza di destinare più risorse pubbliche a progetti con Trl inferiore a 5, ma anche quella di adottare protocolli di valutazione alternativi e di investire in strumenti operativi e metodologie adeguate a garantire che le stesse risorse pubbliche siano utilizzate con il massimo impatto sociale ed economico.
Già da tempo sono disponibili, nell’ambito delle scienze sociali, indicatori come il tasso di rendimento sociale degli investimenti, si tratta ora di renderli operativi. Nel caso di progetti di valorizzazione della ricerca finanziata con risorse pubbliche, il ricorso a questi modelli di finanziamento dovrebbe costituire la regola e non l’eccezione.