C'è qualcuno che al chiuso di disadorni centri di ricerca, sia accademici sia aziendali, si sta attrezzando per le Guerre Stellari Agricole. Per potenziare i raccolti, per migliorarne la qualità, sfruttare meglio l'energia o l'acqua, il tutto in chiave hi-tech.
C'è un boom – appunto – stellare del settore: gli investimenti nelle tecno-startup in ambito agricolo e alimentare sono volati e hanno superato i 10 miliardi di dollari, quasi il 30% in più rispetto al 2016. Il sotto-settore più dinamico è quello relativo a nuovi sistemi di agricoltura, con gli investimenti schizzati del 233% a 652 milioni di dollari.
Ed è la robotica a farla da padrone nella (ennesima) rivoluzione verde. La punta più avanzata di queste ricerche si trova in un'università di un villaggio britannico, Edgmond. Qui si studia come stravolgere in senso super moderno un “gesto” plurimillenario: l'estirpazione delle piante indesiderate, riducendo al contempo l'impatto della chimica.
E sì, perché finora la grandissima parte delle erbacce viene eliminata con il ricorso ai pesticidi, di cui non si deve ricordare la pericolosità per l'ambiente e per gli stessi prodotti alimentari. La sfida del professor Simon Blackmore è quella di abbattere a livelli infinitesimali l'uso di glifosato. O addirittura annullarlo.
Si lavora, infatti, su due strade. Un trattore-robot, non condotto dall'uomo e dal peso molto contenuto, dotato di un'ottica sofisticata in grado di riconoscere decine di specie di malerbe a cui spruzzare, in modo miratissimo, minuscole dosi di disinfestante: addirittura il 99% in meno della quantità attuale, quindi anche con un enorme risparmio economico. Oppure un sistema ancora più sofisticato: il sensore del robot riconosce l'infestante e lo colpisce con un laser solo nel “meristema”, cioè la parte delle radici che genera nuove cellule. Una vittoria totale e chirurgica che libera spazio e benessere a campi e colture.
Questo articolo è stato pubblicato precedentemente su La Stampa - Tuttogreen