Stando ai dati dell’Artificial Intelligence Index Report, nel 2019 la Cina ha pubblicato il 28% di tutti gli articoli scientifici pubblicati a livello globale in materia di intelligenza artificiale (IA). L’Ue, invece, si ferma un gradino sotto: 27%. Tuttavia, dal punto di vista del ‘valore scientifico’ a guidare la classifica sono ancora gli studi statunitensi: vengono citati il 50% di volte in più rispetto a quelli cinesi.
Inoltre, le startup cinesi impegnate nel settore dell’IA ricevono finanziamenti maggiori rispetto alle startup statunitensi. Nel rapporto si legge che tra luglio 2018 e luglio 2019, 486 startup cinesi hanno ricevuto 16,6 miliardi di dollari, ossia il 200% in più rispetto agli Usa.
Anche l’approccio al finanziamento delle società impegnate nel settore dell’IA è differente. Infatti, stando a uno studio di Tortoise Media, in Cina la maggior parte degli investimenti in IA è effettuata dal governo. Negli Usa, invece, è l'opposto.
Ma la situazione è più intrecciata di quanto potrebbe sembrare. Le ricerche scientifiche della Silicon Valley sono state condotte in parte anche con i fondi degli investitori cinesi. Stando ai dati di Rhodium Group, gli investimenti provenienti dalla Cina nel comparto tech statunitense sono passati da 376 milioni di dollari nel 2013 a 3,1 miliardi nel 2018. E non è un caso che le maggiori società tech cinesi hanno creato centri di ricerca negli Stati Uniti. Tuttavia, dopo un anno di guerra commerciale con gli Usa, i volumi degli investimenti cinesi nella prima economia al mondo sono passati da 14,8 miliardi di dollari nel 2018 a 4 mld nel 2019.
E non si dimentichi che molte tecnologie statunitensi sono state ideate da cinesi. Il fondatore di Nvidia, Jensen Huang, è cinese. Il noto ricercatore Usa nell’ambito della robotica e dell’IA, Andrew Ng, ha origini cinesi. Uno dei fondatori di YouTube, Steve Chen, è anch’egli cinese.