L’uso delle alghe e dei loro derivati continua a crescere in tutto il mondo. Una recente ricerca di Allied Market Research dimensiona a 2,7 miliardi di dollari il valore del mercato a livello globale, con una crescita prevista media del 4,2% l’anno fino al 2025.
La cifra comprende i derivati delle alghe brune, dette anche macroalghe che dominano oggi il mercato. La fetta del mercato più piccola, con un valore di poco più di 600 milioni di dollari nel 2019 e previsto sfiorare il miliardo nel 2025 secondo una ricerca di HTF Research, è rappresentata dalle microalghe. Questi organismi monocellulari, che comprendono la spirulina e la clorella, oltre che essere diffuse in molti prodotti anche di largo consumo, sono oggetto della sperimentazione e dell'innovazione del settore. La crescita di quest’ultimo segmento è trainata dalla cosmetica, dalla nutraceutica e dagli ingredienti alimentari e per i mangimi, dalla farmaceutica, dalla chimica e da varie applicazioni industriali.
Non sembra decollare invece la produzione di biocarburanti, che ha attirato la maggior parte dei finanziamenti pubblici e di venture capital negli ultimi 15 anni. Le microalghe sono piccole ma potentissime “fabbriche” chimiche, in grado di produrre composti complessi ed efficienti a partire da luce e acqua oppure da substrati poco pregiati. Metterne però al lavoro decine di miliardi per produrre grandi quantità di precursori per biocarburanti a costi comparabili ai carburanti fossili o di sintesi chimica si è rivelato molto più difficile di quanto immaginato, soprattutto nel separare i composti voluti, oli e grassi, dal resto.