Adesso che c’è la pandemia di coronavirus è facile dire che la ricerca scientifica è importante in un paese che spende in R&S ‘appena’ l’1,4% del Pil. La questione è sollevata dall’”Annuario Scienza Tecnologia e Società” (a cura di Giuseppe Pellegrini e Andrea Rubin).
In Europa siamo al 13° posto per numero di laureati e dottorati nelle discipline scientifiche, anche se tende a migliorare l’equilibrio di genere. Resta invece drammatica la prevalenza degli anziani tra i docenti universitari: il Lussemburgo ha il 62% dei docenti sotto i 40 anni, l’Italia il 13%.
In ambito Ocse l’Italia al pari dell’Ungheria è al 27° posto su 35 per investimenti in ricerca e sviluppo (1,4%). Nelle prime tre posizioni troviamo Corea del Sud (4,6%), Israele (4,5%) e Svizzera (3,4%). Per la spesa nella ricerca di base siamo in 19° posizione (0,32% del Pil), con la Svizzera in testa (1,29%) seguita dalla Corea (0,66%).
Anche sull’innovazione l’Italia è indietro. In ambito europeo in prima posizione compare la Svezia, seguita da Finlandia e Danimarca. L’Italia è 18°.