Per la prima volta, nella storia dell’Ue, i fondi da destinare alla ricerca per il periodo 2021-2027 si riducono a 13,5 miliardi di euro, circa il 25% del totale, con un drammatico passo indietro rispetto al programma stabilito nel 2014.
Le università hanno come missione anche la ricerca. “Rappresentano il luogo dove la sintesi fra insegnamento e ricerca dà luogo a quella formazione superiore che rappresenta il reale futuro delle nazioni – spiega Paolo Miccoli -. Sarebbe infatti inimmaginabile una buona formazione scevra da una buona ricerca, eppure anche sotto un banale profilo contabile, i tagli porterebbero inevitabilmente a un sotto-finanziamento dei dottorati di ricerca e a una contrazione delle politiche di reclutamento degli atenei.”
Guardando poi al nostro paese, l’Italia è il fanalino di coda dei paesi Ocse in tema di finanziamento alla ricerca. Ma – secondo Miccoli - “la sinergia tra formazione e ricerca è oggi cruciale: dal vecchio modello humboldtiano di università, e passando attraverso l’università di massa, si è ormai giunti a un modello in cui queste istituzioni, per usare le parole di Arend Zomer e Paul Benneworth, vengono chiamate a dare un contributo significativo ai sistemi di innovazione e competitività del proprio paese. Dunque, l’influenza esercitata dalle università non si limita agli studenti, ma si estende ai settori di ricerca, sviluppo e innovazione.”