“Cento giorni di successo”. Li definisce così Elon Musk, riferendosi all’esperienza del ‘paziente zero’ Noland Arbaugh. Neuralink, l’azienda che si occupa di interfacce cervello-computer fondata dallo stesso Musk, ha postato su X un resoconto su di lui e sui progressi del primo impianto in un essere umano di un chip sviluppato dai ricercatori della compagnia.
Obiettivo degli scienziati era “fornire un’interfaccia ad alte prestazioni che migliorerà il controllo dei dispositivi digitali per le persone con tetraplegia, sbloccando il loro potenziale personale e professionale”. In altre parole, restituire loro autonomia.
E cosa raccontano questi primi 100 giorni da quando Arbaugh è stato sottoposto all’intervento di inserimento del chip al Barrow Neurological Institute di Phoenix?
A rispondere è lo stesso Noland, che si dice come rinato: l’impianto – ha spiegato – “mi permette di vivere secondo i miei tempi, senza bisogno di avere qualcuno” che li detti.
Il chip – ha aggiunto - “mi ha aiutato a riconnettermi con il mondo, con i miei amici e la mia famiglia. Mi ha dato la possibilità di fare di nuovo le cose da solo, senza bisogno degli altri a tutte le ore del giorno e della notte”.