Ibm esce dal mercato del riconoscimento facciale e rivendica la propria contrarietà all’uso di questa tecnologia per la “sorveglianza di massa, profilazione razziale, violazione delle libertà e dei diritti umani”. Lo ha reso noto l’amministratore delegato della società, Arvind Krishna, in una lettera al Congresso americano in cui ha chiesto una legge per la giustizia razziale.
“Riteniamo che sia giunto il momento di avviare un dialogo nazionale sul se e sul come – spiega Krishna - la tecnologia per il riconoscimento facciale dovrebbe essere impiegata dalle forze dell’ordine”.
L’ad ha poi esortato il Congresso a impegnarsi in riforme per la giustizia razziale, tra cui la revisione dell’immunità qualificata che protegge le forze dell’ordine e impedisce ai cittadini di chiedere i danni se un agente viola i loro diritti costituzionali.