La Cina ha una popolazione di 1,4 mld di abitanti e immatricola 30 mln di auto l’anno; l’Italia, con 59 mln di abitanti, 2 mln (come se i cinesi fossero 855 mln).
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Quest'anno “in Italia per il secondo anno consecutivo ci dovremmo fermare sotto 1 milione e 780mila veicoli immatricolati, 350mila in meno rispetto al 2019”. Lo ha indicato il presidente di Anfia, Roberto Vavassori, all'assemblea annuale dell'associazione.
“A livello mondiale stiamo vivendo anni di lenta inerzia, con un contenuto sviluppo solamente in Asia, con un tasso globale di crescita stimato per i prossimi cinque anni del 2% annuo, quasi tutto grazie alla Cina, che già nel 2023 ha superato i 30 milioni di veicoli immatricolati, dei quali oltre 9 milioni di veicoli ricaricabili”, ha spiegato Vavassori.
Eppure, mettendo semplicemente in confronto questi dati con la popolazione complessiva per Italia e Cina, emerge come il nostro paese continui ad immatricolare un numero sensibilmente maggiore di auto.
D’altronde, “Nord America ed Europa sono mercati maturi e di sostituzione ed è ormai assodato che per vendere una nuova auto occorre rottamarne una vecchia", ha aggiunto. “Nei mercati ancora in espansione come l’Asean, nel Vicino Oriente, Africa e America del Sud, la presenza degli Oem (case madri) cinesi sta diventando preponderante e sta erodendo importanti quote di mercato ai costruttori europei”, ha fatto presente il presidente di Anfia, sottolineando che “la Cina è divenuto il primo esportatore a livello mondiale di autovetture, con oltre 5 milioni di veicoli l’anno”.