L’obiettivo è chiaro: tagliare i costi di 6 miliardi di dollari è tra le poche speranze per General Motors di riuscire a sopravvivere. Si tratta della più grande ristrutturazione in Nord America per GM dalla sua bancarotta di un decennio fa.
Quattro delle fabbriche verranno chiuse negli Usa l'anno prossimo. Il problema è che sono coinvolti Stati cardine, dal punto di vista politico, per Donald Trump come Ohio e Michigan. Sarà messo fine anche a un quinto impianto in Canada.
Parlando sul prato della Casa Bianca lunedì pomeriggio, il presidente statunitense ha riferito di aver detto a Mary Barra, amministratore delegato di GM, che non era "contento" della mossa. "Gli Stati Uniti hanno salvato GM e lei ora vuole portare l'Ohio fuori dall'Ohio", ha detto Trump che ha poi spiegato in un'intervista al Wall Street Journal quale sia la soluzione: smettere di produrre in Cina.
Le chiusure annunciate lunedì consistono in un taglio di circa il 15% della forza lavoro nordamericana di GM, circa 8 mila dipendenti, Ai quali occorre, però, aggiungere 6 mila temporanei.
Alla base della crisi tre fattori: costi crescenti, vendite di auto in calo e mutamento gusti dei consumatori, più orientati ora negli Usa verso pick-up e veicoli sportivi. Tutto in una fase che vede i produttori di auto cominciare a pompare investimenti in nuove tecnologie (auto elettriche e guida autonoma).
E, poi, c’è la scure dei dazi. GM, come Ford, è stata duramente colpita dalle tariffe in acciaio e alluminio introdotte da Trump. Le due case automobilistiche hanno affermato che l'aumento dei prezzi delle materie è già costato 1 mld ciascuna, perché i loro fornitori in gran parte domestici hanno scaricato sui prezzi finali l’introduzione dei dazi. Ma nella “Trumponomics” la decisione di GM non ha "niente a che fare con le tariffe”. Sono i modelli proposti a non piacere.
A questo punto GM, che include marchi come Chevrolet, Buick e Cadillac, dice di non avere molte altre scelte. Deve ridurre i costi di 4,5 mld e la spesa in conto capitale di 1,5 mld l'anno. Allo stesso tempo, il colosso americano raddoppierà le risorse destinate alle auto elettriche e autonome nei prossimi due anni.
Oltre alle chiusure del Midwest, stessa sorte toccherà anche a uno stabilimento di assemblaggio di Oshawa (Ontario, Canada) e a quello di Baltimora (Maryland).
Per chiudere il cerchio e arrivare a 7, GM metterà lo stop a due impianti localizzati all’estero entro la fine del prossimo anno, anche se non ha comunicato in quali paesi.