All’Università Politecnica di Madrid hanno studiato il ciclo di vita di diversi tipi di auto in Spagna con l’obiettivo di quantificare i loro potenziali impatti ambientali e indicare le politiche pubbliche in grado di mitigarli. Concentrandosi sui veicoli elettrici e ibridi – evidenziano i ricercatori - non bisogna commettere l’errore di pensare che il loro impatto ambientale sia pari a zero.
La realtà è che le auto elettriche trasferiscono i loro impatti ambientali agli impianti di generazione di energia elettrica e ad altre fasi del loro ciclo di vita, come la produzione dell’auto stessa e della batteria, oltre all’estrazione delle materie prime necessarie. “Trasferire gli impatti ambientali delle auto in altre regioni e paesi può portare a maggiori impatti sugli ecosistemi nei paesi terzi e anche a maggiori rischi per i lavoratori e le loro comunità locali”, spiegano gli studiosi.
L’analisi del ciclo di vita viene quindi utilizzata come strumento di misurazione, essendo in grado di includere diversi tipi di impatti ambientali come il potenziale per il cambiamento climatico o l’impronta di carbonio, la tossicità, il consumo di risorse minerarie, ecc.
I risultati dello studio mostrano anche che i veicoli devono essere confrontati considerando diversi tipi di impatti ambientali, e non solo la loro impronta di carbonio. In questo senso, quelli elettrici mostrano i maggiori impatti potenziali secondo alcuni indicatori, principalmente a causa della produzione del veicolo e della batteria. Per quanto riguarda la loro impronta di carbonio, le auto elettriche sono una buona alternativa in funzione del modo in cui viene prodotta l’elettricità (il discorso vale se viene prodotta mediante fonti rinnovabili).
“I vantaggi ambientali di ogni tipo di veicolo devono essere utilizzati per raggiungere un equilibrio e ridurre al minimo l’impatto complessivo che abbiamo sull’ambiente. Questo equilibrio è l’unico modo per garantire anche la sostenibilità di queste nuove forme di mobilità, che comportano maggiori consumi di risorse minerarie e nuove sfide in termini di riciclaggio dei veicoli”, concludono gli autori dello studio.