Quindicimilatrecentosettantaquattro (15.374): è il numero degli sbarchi registrati sulle coste italiane nelle ultime tre settimane. Di questi, due su tre sono avvenuti con grandi pescherecci partiti dalla Libia orientale. Ma l’elemento più inatteso dalle parti del Viminale è che le Ong presenti sono ferme nel Mediterraneo. Il che evidenzia che non è la mini flotta umanitaria a causare le partenze dalle coste nordafricane.
E c’è un altro numero, 50.000, ovvero gli arrivi complessivi dalla Libia, a preoccupare. A fronte degli appena rinnovati accordi e finanziamenti al governo di Tripoli, l’Italia non ha più da tempo interlocutori affidabili nel paese africano. O meglio, forse non ne ha più avuti dai tempi di Gheddafi. Anche perché lo Stato dell’ex dittatore è nel caos.
Chi comanda oggi in Libia? Non è chiaro a quasi nessuno. Lo Stato ricco di petrolio è un rompicapo che si fa più complicato ogni giorno che passa. Una sorta di teatro dell’assurdo, nel quale Russia e Turchia occupano un ruolo di primo piano, dove nuovi attori si aggiungono ai vecchi che sembravano finiti e invece sono ‘resuscitati’, come il generale Haftar.
Nel Paese intanto ci sono oltre 700 mila migranti in attesa di partire sulle rotte controllate dai trafficanti. Che puntano al business sulla pelle dei disperati, ma non disdegnano di ritagliarsi un ruolo nella geopolitica europea.