L'iniziativa è stata portata avanti da Francia, Germania e Regno Unito, dopo l’uscita dall'accordo sul nucleare degli Stati Uniti che hanno, poi, reintrodotto le sanzioni contro Teheran.
L'Instex, che nasce con l'obiettivo di mettere le imprese europee al riparo dalle sanzioni, avrà base a Parigi, sarà gestito da un esperto tedesco - Per Fischer, ex manager di Commerzbank - e potrà contare su un advisory board guidato dalla Gran Bretagna.
L'Instex, che sarà pienamente operativo entro uno o due mesi, verrà utilizzato per il commercio di beni alimentari, farmaci e dispositivi medici. Potrebbe essere esteso in seguito ad altre tipologie di prodotti. In pratica, per acquistare petrolio iraniano sarà sufficiente trasferire il denaro a Instex, che si occuperà delle transazioni finanziarie. E viceversa per le vendite. Non saranno coinvolte né banche commerciali né banche centrali, preoccupate di subire sanzioni da Washington.
Nell'annunciare l'introduzione del meccanismo finanziario, i ministri degli Esteri tedesco, Heiko Maas, francese, Jean-Yves Le Drian, e britannico, Jeremy Hunt, hanno dichiarato: "È un atto politico, un gesto a salvaguardia dei nostri interessi europei, speriamo che sia presto sostenuto da altri Paesi”. Tradotto, visto che l’Ue non è riuscita a trovare una soluzione in tempi accettabili, abbiamo pensato di procedere da soli.
Funzionerà? Le imprese europee che intrattengono relazioni commerciali con gli Stati Uniti potrebbero essere ancora riluttanti a negoziare con l'Iran per timore, prima o poi, di "ritorsioni" (ovvero nuove sanzioni) statunitensi. Proprio per questo motivo numerose aziende dell'Ue hanno abbandonato l'Iran già lo scorso anno. Se, dunque, lo strumento sarà rivolto essenzialmente a piccole e medie imprese, il volume complessivo degli scambi difficilmente raggiungerà livelli elevati. Così come, l'economia iraniana, stretta tra un'inflazione galoppante e la svalutazione della moneta, non troverà probabilmente grande beneficio dall'Instex.