A un anno dall’invasione dell’Ucraina, la guerra (anche nel senso etimologico) spacca il G20: la Cina si schiera con la Russia e non sottoscrive la condanna del conflitto. Il neo paese più popoloso al mondo, l’India padrona di casa del vertice di Bangalore, deve così accontentarsi di ‘Conclusioni presidenziali’ anziché vedere sottoscritto da tutti il tradizionale comunicato finale.
Mosca accusa l’Occidente di aver “destabilizzato” il vertice. Alla fine si registra un passo indietro rispetto al G20 di Bali tenutosi lo scorso novembre, quando la presidenza indonesiana era riuscita a limare un comunicato congiunto. Delhi non ci è riuscita: si è discusso, invano, anche sulla possibilità di includere la parola “guerra” anziché “operazione militare speciale”.
Una spaccatura, quella interna al G20, che mina anche l’efficacia delle sanzioni. Nel frattempo, il ministro indiano delle Finanze Nirmala Sitharam ha confermato l’interesse del Subcontinente a importare petrolio russo. Fattori geopolitici ed economici che si affastellano mettendo a rischio la cooperazione in un formato come il G20 che per vent’anni aveva tenuto, più o meno, insieme economie emergenti e avanzate che insieme rappresentano quasi il 90% del Pil mondiale.