La Cina avverte gli Stati Uniti di smettere di cercare di contenere e reprimere Pechino per evitare un conflitto che diventerebbe “inevitabile” e che avrebbe conseguenze “catastrofiche”. Il declino nei rapporti tra le prime due economie al mondo è stato al centro della conferenza stampa del ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, che ha lanciato avvertimenti a Washington su tutti gli aspetti delle relazioni bilaterali, dalla questione di Taiwan alla guerra in Ucraina, puntando, infine, il dito contro gli Usa per l’incidente diplomatico innescato dalla crisi del pallone spia cinese abbattuto al largo delle coste del South Carolina il mese scorso.
La Cina difenderà i propri interessi nazionali e si opporrà alla mentalità da Guerra Fredda, ha spiegato Qin Gang, indicando la direzione che prenderà la diplomazia cinese sotto la sua guida. Nella prima conferenza stampa da ministro degli Esteri ha sottolineato che la Cina perseguirà il multilateralismo e si opporrà alle sanzioni unilaterali e alla separazione delle economie.
Nelle complicate relazioni con gli Stati Uniti non potevano mancare, come detto, le tensioni su Taiwan. Nessuno deve sottovalutare la determinazione di Pechino per la “riunificazione” dell’isola alla Cina, ha avvertito Qin Gang, che ha anche letto un passaggio della Costituzione cinese in cui si sottolinea l’appartenenza di Taiwan al territorio cinese. Gli Stati Uniti “dovrebbero smettere di usare la questione di Taiwan per cercare di contenere la Cina”.
Il problema è che, anche volendo, per gli Stati Uniti (così come la maggior parte del mondo) l’isola è determinante. A Taiwan infatti viene prodotto il 60% del mercato globale e il 90% dei microchip più avanzati. Chi li possiede avrà in mano gli strumenti per dominare il pianeta, armi, tecnologia, intelligenza artificiale. È per questo che proprio su Taiwan si stanno concentrando le tensioni più forti della battaglia commerciale e industriale tra Stati Uniti e Cina.