Gli osservatori internazionali sono convinti che l’incontro tra Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen e Xi Jinping a Pechino sia stato determinante per i futuri rapporti tra la Cina e il Vecchio Continente. Sul tavolo sia questioni economiche e commerciali (con un partner che molti dei 27 paesi membri dell’Ue ritengono ormai irrinunciabile), sia la pace in Ucraina: e sullo sfondo i rapporti con gli Usa.
Il presidente francese si è ritagliato una posizione indipendente, più conciliante nei confronti della Cina rispetto a quella americana, in un momento in cui le relazioni tra Pechino e Washington sono al punto più basso degli ultimi decenni. Al contrario Ursula von der Leyen ha tenuto un discorso dai toni duri, criticando il leader cinese per aver mantenuto la sua amicizia con Putin.
Bbc ha provato a sintetizzare il tutto descrivendo il presidente francese come il “poliziotto buono” e von der Leyen “quello cattivo”, dato il suo forte legame con Joe Biden e il suo sostegno alla posizione della Nato. La presidente della Commissione, inoltre, ha più volte menzionato il concetto di “riduzione del rischio”, una versione temperata del disaccoppiamento promosso da Washington, secondo cui, nei confronti della Cina, l’Europa dovrebbe imporsi con maggior vigore, diversificando nel contempo le catene commerciali e proteggendo la sua tecnologia.
Le aspettative sul fatto che la visita dei due leader europei in Cina abbia ottenuto qualcosa sull’Ucraina sono inesistenti. Pechino non ha mai condannato l’invasione russa e, dopo la sua recente visita di tre giorni a Mosca, Xi non ha contattato il presidente ucraino Zelensky come qualcuno si aspettava. E sul piano economico, gli accordi fin qui raggiunti non sembrano poter modificare gli attuali equilibri nella contesa geoeconomica globale.