La candidatura di Roma per l’Expo 2030, ormai un campo di battaglia tra potenze, scricchiola. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman spinge per appoggiare la corsa di Riad, in diretta concorrenza con quella italiana; in ballo ci sono anche Busan (Corea del Sud) e Odessa (Ucraina).
Dopo aver visionato i progetti, sarà il Bureau International des Expositions (Bie), che ha sede a Parigi, a decretare la città vincitrice. Il punto è che la Francia ha deciso di appoggiare la candidatura di Riad, ignorando il fatto che l’Ue punti ufficialmente su Roma.
D’altronde, la centralità dell’Arabia Saudita sta crescendo nello scacchiere internazionale, a tal punto che nulla sembra muoversi in Medio Oriente senza l’assenso del paese arabo che gioca un ruolo chiave anche nel caso della guerra Mosca-Kiev e nei rapporti con la Cina sul piano geopolitico ed economico.
In ballo, sull’asse Roma-Parigi, non c’è comunque soltanto l’Expo: i dossier da discutere infatti non mancano. Uno è la gestione della crisi tunisina. Un altro è quello dei migranti, alla vigilia del Consiglio Ue di fine giugno.
Ma esiste un altro snodo cruciale: la potenziale scalata di Vivendi del francese Vincent Bolloré a Mediaset. Un capitolo diventato nuovamente caldo in queste ore, perché dai rapporti tra Meloni e Marina Berlusconi dipende la stabilità di Forza Italia e, di conseguenza, dell’esecutivo.