La Francia punta a un migliore accesso al mercato cinese e un rapporto commerciale più “equilibrato”. Altro che, dunque, un decoupling, cioè una separazione, dalla seconda economia mondiale. Lo ha chiarito il ministro delle Finanze Bruno Le Maire dopo aver incontrato domenica alti funzionari cinesi.
“Non vogliamo affrontare ostacoli legislativi o altre barriere per avere accesso ai mercati cinesi”, ha dichiarato Le Maire in una conferenza stampa a Pechino, un giorno dopo quelli che ha definito colloqui commerciali “costruttivi” con il vice premier He Lifeng.
Una posizione, quella francese, che arriva proprio mentre si raffredda l’asse tra Pechino e l’Europa, con l’Italia che questa settimana ha sostanzialmente deciso (sebbene non ci sia ancora la dichiarazione ufficiale di Palazzo Chigi) di abbandonare la nuova via della Seta alla scadenza del memorandum a fine anno.
Durante l’incontro di sabato scorso, He ha detto che la Cina punta sulla Francia per “stabilizzare il tono” delle relazioni Ue-Cina; in cambio Pechino è disposta ad approfondire la cooperazione con Parigi in alcuni settori.
In ogni caso, la posizione europea resta comunque più sfumata rispetto a quella espressa dal G7, che invece aveva parlato di “coercizione economica” cinese, parlando di de-risking (riduzione del rischio) rispetto al decoupling.
“Derisking non significa che la Cina sia un rischio. Significa che vogliamo essere più indipendenti e che non vogliamo affrontare alcun rischio nelle nostre catene di approvvigionamento se ci fosse una nuova crisi, come quella del Covid con la rottura totale di alcune catene del valore”, ha chiarito Le Maire.