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In un quadro di incertezza globale altri protagonisti cercano di farsi avanti. Primi fra tutti i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina a cui si è aggiunto il Sudafrica). Si tratta di un’organizzazione intergovernativa nata nel 2006. Questo blocco ha sviluppato una formula di cooperazione volta a sfidare il sistema occidentale, proponendosi come voce delle economie emergenti.
In un sistema internazionale polarizzato, dove i conflitti di interesse tra Stati e le norme internazionali creano instabilità, i BRICS si presentano come un’alternativa per l’economia globale. Sebbene non diano luogo a una formazione monolitica, tutti condividono una disillusione comune verso le istituzioni occidentali.
Intanto, ai cinque membri originari se ne sono aggiunti altri cinque (Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti e Nigeria) e una quarantina hanno espresso interesse per un futuro ingresso. Tra questi ci sono paesi massimi della demografia come Indonesia e Malesia. E Stati ricchi di petrolio come Arabia Saudita, Venezuela e Algeria.
Con i suoi nuovi entranti, il blocco porta ora in dote oltre 30 trilioni di dollari, ovvero il 26% del Pil mondiale (e nei BRICS abita oltre la metà della popolazione globale): ma, se calcolato a parità di potere d’acquisto, il dato sale a circa il 35% (contro il 30% del G7) e si consideri che i BRICS controllano il 42% della produzione mondiale di petrolio, oltre a detenere grandi quote nel mercato dell’alluminio, dell’acciaio, del rame e del litio. Da questi Paesi poi proviene il 40% del grano, dello zucchero, del caffè e un terzo del mais.
Senza dubbio la ricchezza pro capite in Occidente resta (per ora) maggiore e gli Usa controllano i mercati e possiedono una potenza militare superiore. Ma mentre i paesi G7 diventano sempre più piccoli (specialmente come popolazione), i BRICS crescono e il divario digitale si riduce.
Negli ultimi anni, l’organizzazione ha poi consolidato la sua posizione per limitare la dipendenza dal dollaro e dal sistema di pagamento Swift. Questa mossa ha ridotto anche il peso del biglietto verde. Pechino sta pensando di estendere il sistema di pagamento transfrontaliero in renminbi digitali. Anche se, al momento, è difficile pensare che possano sostituire il dollaro come valuta di riserva internazionale.