E si ‘parla’di altri contratti per un totale di almeno 9 miliardi di euro, tra fregate, pattugliatori, cacciabombardieri, aerei da addestramento, e altre forniture militari.
Dunque, fare o no affari con governi autoritari con riferimento ai casi Regeni e Patrick George Zaki (il ricercatore egiziano dell’Università di Bologna)? Oppure il problema va esteso a tutti i paesi importatori (non solo l’Egitto), il che vorrebbe dire bloccare il nostro export? O più prosaicamente ‘business is business’?
Il governo italiano starebbe valutando se vendere all’Egitto le due fregate militari della nostra Marina. Infatti, oltre ai casi Regeni-Zaki, sono forti le divergenze strategiche con Il Cairo anche rispetto alla Libia visto che il paese nordafricano è il principale sostenitore del generale Haftar, oppositore del governo di Tripoli sostenuto invece dall’Italia.
Sullo sfondo resta il problema dell’escalation militare. Abdel Fatah al-Sisi, Presidente dell’Egitto dal 2013, si è lanciato in un programma di riarmo rilevante. Si tratta di un mercato ghiotto per tutti, a cominciare dai più grandi produttori di armamenti (Stati Uniti, Russia, Francia).