“Il numero di migranti diretti in Europa sarà presto nell’ordine di milioni”. Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Intanto la Grecia è in stato di massima allerta di fronte al flusso di migliaia di migranti dalla Turchia. “Il Consiglio di sicurezza nazionale ha deciso di innalzare al massimo il livello di protezione alle frontiere”, ha detto il premier Kyriakos Mitsotakis.
Ma Atene ha esagerato, fino ad arrivare all’irraccontabile, come documentano due video, divenuti virali. Nel primo si vede la guardia costiera greca che perde la testa: spara e prende a bastonate i migranti su un gommone. In un altro episodio, che hanno visto sempre protagonista le Autorità elleniche, è morto un bambino durante le ‘agitate’ operazioni di sbarco. Due video, divenuti virali, documentano quanto avvenuto. E a farlo è una forza di polizia di un paese europeo.
Già, Bruxelles. L’Ue prova ora a mobilitarsi per cercare una soluzione al nuovo assalto dei migranti alle sue frontiere esterne e per disinnescare la bomba del conflitto tra Turchia e Siria. Ma la strada da percorrere per arrivare a sciogliere i nodi sul tappeto appare lunga, piena di ostacoli e tutta in salita.
I numeri, nel frattempo, continuano a salire. I migranti che Ankara ha lasciato liberi di ammassarsi sul confine, secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni, sono oltre 13 mila, costretti a vivere in condizioni indicibili.
Erdogan chiede all’Ue di mantenere gli accordi stipulati nel 2016, quando gli allora 28 promisero 6 miliardi di euro di aiuti ad Ankara per finanziare l’accoglienza non solo dei siriani, ma anche di afghani, iracheni e di altre etnie in fuga dalla fame e dalle guerre. In tutto 3,6 milioni di persone ospitate (si fa per dire) sul territorio turco.
Il presidente turco punta al sostegno della Nato di cui è Paese membro visto che continua a combattere in Siria, nell’area di Iblid, contro un nemico che gode del supporto di Mosca.