Siglato un accordo commerciale fra Regno Unito e Australia per un trattato di libero scambio bilaterale: è il primo di questa portata dopo la Brexit. L’intesa, già preannunciata, è stata formalizzata dai primi ministri Boris Johnson e Scott Morrison, che si sono incontrati a Londra. Per il governo Johnson si tratta di un evento importante, a poco più di sei mesi dalla definitiva entrata in vigore del divorzio da Bruxelles seguita alla fine della fase di transizione.
Alcune organizzazioni di agricoltori e allevatori britannici hanno tuttavia sollevato timori nelle ultime settimane sul rischio di qualche concessione di troppo del governo Johnson sul terreno degli standard di qualità di vari prodotti. Nonché sulla prospettiva di potenziali aperture all’importazione nel Regno di alimenti coltivati estensivamente in Australia a costi eccessivamente bassi.
Dal punto di vista del paese dell’Oceania, l’intesa segna la fine di quello che è stato di fatto un blocco lungo 50 anni per gli agricoltori australiani, che hanno faticato a penetrare i mercati del Vecchio continente in seguito alle restrizioni, ai dazi e alle quote imposti da Bruxelles. Inoltre, le crescenti tensioni tra Australia e Cina hanno ridotto l’export australiano verso la seconda economia al mondo. Nel 2020 Pechino ha imposto dazi e restrizioni su numerosi prodotti: dalla carne bovina all’orzo, dal vino alle aragoste e fino al carbone.
Ma torniamo all’asse Australia e Regno Unito. Nel 2019-2020 gli scambi di beni e servizi tra i due paesi sono stati valutati a 20,1 miliardi di sterline. Metalli, vino e macchine hanno costituito le maggiori esportazioni di beni dall’Australia verso il Regno, mentre le principali importazioni australiane da Londra hanno perlopiù riguardato automobili, medicinali e bevande alcoliche.
Nel complesso, l’accordo appena siglato è più significativo in termini simbolici che economici: secondo le stime del governo britannico, potrebbe incidere sul pil del Regno Unito appena per lo 0,02%. I due paesi sono così distanti che se anche l’export australiano verso la Gran Bretagna aumentasse dell’80% ciò equivarrebbe allo 0,1% delle importazioni totali del Regno Unito. Ecco allora che il valore di questa accordo è più prospettico e Londra spera propedeutico verso i mercati asiatici. Il ministro del Commercio britannico, Liz Truss, valuta che “entro il 2030, il 66% delle classi medie del mondo sarà in Asia e vorranno acquistare prodotti come whisky, automobili, manzo e agnello dal Regno Unito”.