Il fenomeno migratorio degli italiani verso l’estero prosegue e neanche la pandemia lo ha fermato. Non c’è soltanto la ‘fuga di cervelli’. I protagonisti sono cittadini di ogni età e grado di istruzione. Da un lato i lavoratori altamente qualificati che inseguono prospettive di carriera, dall’altro chi è alla ricerca di occupazione nei settori della ristorazione, delle costruzioni, e della manifattura. È quanto emerge dal Rapporto italiani del mondo della fondazione Migrantes.
Al primo gennaio 2021, la comunità strutturale dei connazionali residenti all’estero è costituita da 5.652.080 unità (il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia) e solo nel 2020 la presenza nei paesi esteri è aumentata del 3%.
Diversamente da come alcuni potrebbero immaginare, chi ha lasciato l’Italia da gennaio a dicembre 2020 lo ha fatto prevalentemente dal centro-nord (69,5%), con Lombardia e Veneto ferme nelle prime due posizioni.
Degli oltre 109 mila connazionali che hanno spostato la loro residenza dall’Italia all’estero lungo il corso del 2020, il 78,7% lo ha fatto scegliendo l’Europa come continente.