Disgelo Biden-Jinping tra omaggi a colpi di cravatte: “Competizione, non conflitto”

I due leader sfoggiano toni amichevoli in videoconferenza su Zoom. Sullo sfondo la rivalità irrisolta: militare ed economica. Al centro dell’incontro virtuale: pandemia, Taiwan, dazi e nucleare

Disgelo Biden-Jinping tra omaggi a colpi di cravatte

Nel faccia a faccia virtuale Joe Biden e Xi Jinping hanno sfoggiato toni amichevoli e da disgelo della “guerra fredda” tra i due paesi, pur tra le molte divergenze alla radice delle recenti tensioni bilaterali. Tra i simboli distensivi, anche omaggi a colpi di cravatte: Biden ne ha indossata una rossa, colore preferito di Pechino; Jinping una blu, il colore del Partito democratico.

“Credo sia nostra responsabilità quali leader degli Stati Uniti e della Cina assicurare che la competizione tra i nostri due paesi non degeneri in conflitto, intenzionale o meno”, ha detto Biden prima dell’avvio del meeting vero a proprio a porte chiuse.

Jinping ha a sua volta affermato di essere “molto felice di vedere il mio vecchio amico”, un riferimento ai numerosi incontri con Biden fin da quando quest’ultimo era vicepresidente (di Barack Obama) e il leader cinese era ancora in ascesa. Ha aggiunto di avere oggi l’obiettivo, per Cina e Usa, di una “coesistenza in pace”, invocando “la necessità di maggior comunicazione e cooperazione”.

Nell’incontro sono stati affrontati diversi temi: la lotta alla pandemia e la non proliferazione nucleare, oltre al cambiamento climatico che ha visto già un impegno comune alla conferenza Cop26 a Glasgow.

Più ostiche le questioni legate alle corse al riarmo e all’aggressività cinese denunciata da Washington, in particolare nei confronti di Taiwan, che Pechino mira ad annettere e la Casa Bianca è invece impegnata a proteggere. Sfide dure sono in corso anche sulla cybersicurity e sulla difesa della democrazia e dei diritti umani, che Biden ha accusato la Cina di violare. L’amministrazione Usa ha nei mesi scorsi anche fatto scattare sanzioni contro alcuni funzionari cinesi ritenuti responsabili di repressione.

Irrisolte restano anche questioni commerciali e di economia di mercato (gli aiuti di stato cinesi a settori industriali), che tuttavia sono rimaste ai margini della discussione. Pechino auspica il superamento della battaglia dei dazi, che possono aggravare strozzature della supply chain (catene del valore) e inflazione. Biden ha ereditato i dazi da Donald Trump, in risposta ad accuse di concorrenza sleale di Pechino, e li ha mantenuti in vigore. Tuttora dazi Usa colpiscono 370 miliardi di ‘made in China’ anche se sono in corso colloqui.

Più in generale, il summit ha messo alla prova anzitutto la volontà di entrambe le capitali non tanto di arrivare a compromessi sulle loro posizioni di fondo quanto di avviare i rapporti su binari che scongiurino crisi incontrollate o peggio scontri militari.

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